La X-T4 è la prima fotocamera Fujifilm a ottiche intercambiabili che provo. Si tratta di un corpo macchina con sensore APS-C stabilizzato da 26 megapixel ed è attualmente il prodotto top di gamma di questa linea.
Il sistema APS-C di Fujifilm
Nel panorama attuale, Fujifilm è il brand che ha investito in modo più convinto sull’APS-C. Altri marchi hanno linee di fotocamere che utilizzano sensori di questo formato ma si tratta, spesso, di prodotti subordinati alle versioni full frame. Questa differenziazione non ha portato altri produttori a sviluppare una serie di obiettivi proprietari dedicati di qualità per l’APS-C.
Nel caso di Fujifilm, invece, il parco ottiche proprietario non solo è vasto e di qualità, ma in continua evoluzione.
Nello specifico, per eseguire i test ho utilizzato tre ottimi obiettivi che esemplificano bene la varietà e la scelta che offre Fujifilm in termini di ottiche. Ho provato il Fujinon 23 mm f/2, obiettivo compatto e discreto, maneggevole e dall’ottima resa. Il 16 mm f/1.4, grandangolare luminoso, dalle dimensioni più importanti e dalla qualità ottica elevata, consigliatissimo a chi, come me, non può fare a meno di una focale che copra i 24 mm equivalenti (in termini di angolo di campo sul formato full frame). Infine, lo zoom professionale 16-55 mm f/2.8, un’ottica massiccia e sempre di elevata qualità.
Trattandosi della prima Fuji moderna che utilizzo, e trattandosi di un modello di cui si è già parlato molto, mi concentrerò più che altro sull’esperienza d’uso personale.
Comandi, design, dimensioni ed ergonomia
Comandi
Un aspetto che mi ha sempre attratto della filosofia di Fujifilm è il mantenimento – su alcuni modelli – delle ghiere manuali per controllare i tre parametri fondamentali che regolano l’esposizione: diaframmi, tempi, sensibilità ISO. In più, la X-T4 ha anche la ghiera per la compensazione dell’esposizione.
Ho iniziato a fotografare in pellicola, con fotocamere manuali, e ritrovare le ghiere dedicate mi permette di impostare lo scatto in modo veloce e intuitivo. Diciamo che sotto questo aspetto la Fujifilm X-T4 ha conquistato la mia simpatia fin da subito.
Unitamente ai controlli fisici fondamentali, i tasti funzione e le altre ghiere personalizzabili permettono di usare la fotocamera praticamente senza accedere ai menu.
Design
Il design ha una forte connotazione classica con richiamo ai corpi anni Settanta e la scelta di mantenere le ghiere manuali è il perfetto connubio tra estetica e praticità, tra tradizione e modernità.
Ergonomia
La macchina dà subito un’idea di solidità, si sente che è un corpo di fascia alta. Si maneggia bene ed è un ottimo compromesso fra portabilità e usabilità.
Dimensioni: 134 mm x 93 mm x 64 mm (LxAxP) circa.
Peso: 600 g circa (con batteria e scheda di memoria SD); circa 530 g circa (senza batteria e scheda SD).
Sia impiegando obiettivi dalle dimensioni contenute (come il Fujinon 23 mm f/2), sia montando zoom professionali (come il Fujinon 16-55 f/2.8) l’insieme resta bilanciato e ben gestibile. Il grip per la mano destra l’ho trovato sufficiente, sebbene non sia molto pronunciato fa il suo dovere.
Mirino elettronico, Touch screen, operatività
Il mirino elettronico è definito e piacevole da usare e non sacrifica troppo la visione dei bordi dell’immagine per chi porta gli occhiali.
La risposta del touch screen è nella media, ma può essere usato sia per gestire la fase di scatto (messa a fuoco, scatto) sia per navigare nei menu. Si possono inoltre impostare alcune gesture per velocizzare l’utilizzo della fotocamera. Ho provato sia l’uso delle gesture sia il set aggiuntivo di tasti funzione virtuali personalizzabili ma non mi sono trovato bene perché il loro uso attivava, involontariamente, funzioni non richieste durante il normale uso dello schermo. In ripresa video è da segnalare l’opzione “Contr. Ottim. Filmato” per gestire la ripresa con comandi touch, evitando così che suoni generati dai comandi fisici incidano sull’audio.
L’LCD posteriore è completamente articolato, ottimo per vloggare, una delle caratteristiche che distingue la X-T4 dalla X-T3.
L’otturatore meccanico è silenzioso e la velocità operativa della macchina è degna di nota.
Slot di memoria e connessioni
X-T4 utilizza schede SD ed entrami gli slot di memoria supportano le UHS II.
A livello di connessioni abbiamo:
- jack da 3,5mm per il microfono
- connettore per il controllo remoto
- uscita micro HDMI
- porta USB-C utilizzabile anche per la ricarica
- connettore Sync per il flash esterno
- Wi-Fi
- bluetooth
Nota: manca l’uscita per le cuffie ma nella confezione è incluso un adattatore USB-C per il jack.
Batteria e ricarica
La durata della batteria è buona per il solo uso fotografico, mentre se si registrano anche video scende più velocemente. Su questo aspetto devo fare però due precisazioni: primo, trattandosi di un modello inviatomi in prova potrebbe essere che la batteria non fosse al suo massimo in termini di ciclo vitale; secondo, ho registrato sempre alla qualità più alta e ciò non avrà aiutato la durata.
Nella confezione viene fornito un adattatore da muro per ricaricare la batteria all’interno della fotocamera. Per la carica completa mi sembra che impieghi circa due ore e mezzo.
Menu
Ho trovato i menu ordinati abbastanza bene: c’è margine di miglioramento ma siamo davvero a un buon punto. Segnalo solamente un comportamento curioso che si verifica esclusivamente con il menu impostazioni: quando si esce e si rientra in questo menu non ci ritroviamo nell’ultima posizione lasciata ma si deve ripartire dalla prima voce del menu generale.
Per quanto riguarda il Quick Menu avrei gradito una maggiore libertà nel poterlo personalizzare, ma il fatto di avere le ghiere con accesso diretto ai settaggi principali mi ha fatto ben presto dimenticare questo aspetto.
Stabilizzazione
Il sensore è stabilizzato. In ripresa video, si possono attivare due modalità di stabilizzazione aggiuntive: quella elettronica e una modalità boost, quest’ultima da utilizzare però solo nelle riprese senza movimenti di camera.
Nell’uso fotografico lo stabilizzatore è sicuramente efficace. L’unica cosa che ho notato, ma immagino sia dovuto a un limite mio, è che le fotografie scattate a mano libera con lo stabilizzatore attivo non hanno mai la stessa incisione che riesco a ottenere scattando su cavalletto, nonostante i tempi veloci. Sia ben chiaro, sono foto più che accettabili, anche con tempi di scatto lenti, risultati che senza la stabilizzazione non avrei potuto raggiungere.
In video, ho provato a vloggare camminando: con la sola stabilizzazione sul sensore si notano un po’ di scatti quando il meccanismo cerca di compensare i movimenti. Attivando invece anche la stabilizzazione elettronica il risultato migliora rendendola, a mio parere, una macchina adatta al vlogging. Lo scotto da pagare quando si attiva anche la stabilizzazione elettronica è un leggero crop.
Autofocus
L’autofocus è veloce, sia in uso fotografico sia in video.
Non so come lavorasse con i firmware precedenti ma, per lo meno con l’ultimo aggiornamento, non ho avuto problemi degni di nota sull’aggancio di volto e occhi mentre mi riprendevo. Ho sempre utilizzato l’impostazione di default, quella adatta a situazioni generiche, ma sono presenti sia preset sia la possibilità di personalizzare il comportamento della messa a fuoco automatica per adattarsi alle differenti circostanze.
Molto utile il fatto che l’autofocus con tocco dello schermo rimane attivo anche quando la messa a fuoco è impostata su manuale.
Impostazioni separate per foto e video
Una novità per me veramente importante aggiunta alla X-T4 è la levetta (coassiale alla ghiera per la selezione dei tempi di scatto) per commutare dalla modalità foto a quella video (e viceversa). In questo modo le impostazioni e i menu per i due ambiti possono essere personalizzati indipendentemente. Una separazione totale tra modalità foto e video come quella introdotto nella X-T4 è una caratteristica che aspetto da sempre su una fotocamera e chi fa un uso ibrido del mezzo non potrà che esserne contento.
Qualità d’immagine e sensore
La qualità d’immagine dei file prodotti è elevata, ma su questo non avevo dubbi e 26 megapixel sul formato APS-C sono più che attuali. Un aspetto però da tenere a mente è che le fotocamere Fujifilm di fascia più alta utilizzano un sensore proprietario di tipo X-Trans, caratterizzato da una matrice differente da quella più classica di Bayer. Questo fa sì che non tutti i software di sviluppo siano in grado di gestire i file RAW (.raf) prodotti oppure di gestirli con risultati sufficientemente simili. In ogni caso Fujifilm permette di scaricare gratuitamente il software di demosaicizzazione proprietario, FUJIFILM X RAW Studio, che però necessita che la fotocamera utilizzata per scattare le immagini da sviluppare sia connessa durante lo sviluppo e la conversione dei RAW.
Uso in video
La Fujifilm X-T4 è un piccolo mostro in ambito video: è in grado di registrare, anche internamente, formati e tipi di file che non molti modelli di questa fascia e tipologia possono vantare. Faccio un elenco sintetico perché non tutte le combinazioni possono essere usate contemporaneamente e, alcune, necessito di un registratore esterno. Oltre al formato UHD registra anche in 4K; può registrare in All-Intra a 400 Mbs/s; registrazione a 10 bit; codec H265; campionamento colore 4:2:2. Possibilità di utilizzare tutti i profili per la simulazione delle pellicole e il profilo F-Log.
Simulazione pellicole e colore
Quando si parla di Fujifilm non si può non parlare di gestione del colore. Uno degli aspetti principali per cui molti utenti scelgono questo marchio è la simulazione delle storiche pellicole della casa giapponese. (Provia/Standard, Velvia, Astia, Classic Chrome, Pro Neg. Std, Pro Neg. Hi, Eterna/Cinema, Eterma Bleach Bypass, Acros, Monocromatico, Seppia).
Anche sotto questo aspetto bisogna però fare una precisazione sullo sviluppo dei file. Se utilizzate i JPEG diretti prodotti dalla fotocamera nessun problema, il profilo scelto (per esempio Eterna) lo ritroverete applicato al JPG salvato sulla scheda di memoria. Se fate la stessa cosa con i file RAW non ritroverete necessariamente il profilo impostato in macchina rispettato in fase di sviluppo del file: anche in questo caso dipende dal software utilizzato.
Aggiornamento firmware e app per smartphone
La prima volta che ho acceso la Fujifilm X-T4 viene chiesto se si vuole connettere l’app per smartphone. Appena installata l’app è possibile effettuare, tramite il cellulare, l’aggiornamento del firmware (se necessario).
Esperienza d’uso
Mi sembra quasi superfluo dire che mi sia piaciuto utilizzare una fotocamera dotata di ghiere fisiche per l’accesso ai comandi principali. Una volta impostati i parametri generali di ripresa si può, volendo, operare senza più entrare nei menu.
La X-T4 non dimentica il passato ma è anche una sofisticata fotocamera del presente. Avere una tradizione fotografica avvantaggia marchi storici come Fujifilm nel progettare strumenti pensati per i fotografi.
Avendo ormai una certa esperienza in ambito fotografico, non ho avuto problemi nell’adattarmi a questo sistema – per me completamente nuovo – per lo meno per quanto riguarda le principali funzionalità di ripresa. Certo, un conto è essere in grado di utilizzarlo e di scattare immagini corrette, un altro è padroneggiarlo. L’idea che mi ero fatto dalle opinioni altrui, prima di provare X-T4, è stata – almeno in parte – confermata: l’impiego di un sensore proprietario (X-Trans) e una presenza così pervasiva della gestione del colore sono un bagaglio che non si può ignorare.
La scelta del software per la demosaicizzazione dei file RAW sembra essere una scelta che influisce abbastanza sullo sviluppo dei file.
Il software proprietario Fujifilm richiede che la fotocamera sia connessa al computer per effettuare la conversione da RAW a TIFF o JPEG dato che sfrutta proprio il motore della macchina per elaborare i file.
Nei test fatti ho sviluppato quasi tutti i RAW con Capture One, software che normalmente non utilizzo. Da un sondaggio che ho fatto su Instagram (ringrazio tutti coloro che mi hanno gentilmente risposto) ho visto che gli utilizzatori di Fuji si dividono fondamentalmente tra chi sviluppa con Capture One e chi con Lightroom. Io ho impiegato per lo più Capture One, dopo aver fatto pochi tentativi con Adobe Camera Raw. Ho provato anche il software di Fuji, quello che meglio dovrebbe interpretare i file proprietari e, nei pochissimi tentativi fatti, mi sono reso conto che il software incide davvero molto sullo sviluppo del file. Non approfondirò oltre questo aspetto, non ho ancora abbastanza esperienza in merito.
Conclusioni
Parto da uno degli aspetti che più ho apprezzato nelle Fujifilm X-T4: la possibilità di usare i comandi manuali per controllare diaframmi, tempi e sensibilità ISO. Fujifilm, con questa scelta, ha fatto felici tutti coloro che, come me, apprezzano un approccio diretto con ghiere fisiche per l’impostazione della fotocamera. Dall’altra parte però questa scelta ha spiazzato chi veniva da sistemi che utilizzano il classico approccio PASM. Il fatto che Fujifilm abbia introdotto il sistema PASM su modelli recenti delle serie APS-C e anche sulla recentissima Fujifilm 50S II (della serie super full frame) mi ha fatto pensare a un possibile cambio di rotta. Per me sarebbe un peccato perché il sistema di ghiere (insieme alla simulazione pellicole) è un aspetto caratteristico del sistema, un tratto distintivo in un settore in cui i progressi tecnologici fanno più o meno a convergere i vari prodotti uno standard.
La gestione dei file prodotti dal sensore X-Trans è un aspetto spinoso. La mia attuale esperienza con questo sistema è ancora troppo poca, ma da sempre sento utenti che discutono sulla questione.
Ringrazio Fujifilm Italia che mi ha inviato la Fujifilm X-T4 e le tre ottiche per poter eseguire dei test e scrivere una recensione indipendente. Non ho percepito denaro o altre forme di compenso per la scrittura dell’articolo e per il video su YouTube e Fujifilm non ha fatto alcuna pressione per orientare i contenuti trattati e non ha visto il materiale fino al momento della pubblicazione.