Fujifilm X-T5, la top di gamma della serie X-T, è equipaggiata con un nuovo sensore APS-C da 40Mpx. Si tratta del CMOS 5 HR, sensore di tipo BSI (retroilluminato) con matrice X-Trans. Il sensore passa dai 26Mpx della X-T4 ai 40Mpx della X-T5. Anche il processore X-Processor 5 è nuovo: maggiore potenza di calcolo era fondamentale per gestire le nuove funzionalità ed elaborare la maggiore mole di informazioni generate.
Dimensioni ed ergonomia, design, comandi
Dimensioni ed ergonomia
Dimensioni: 129.5x91x63.8mm (LxAxP)
Peso: 557g ca. (batteria e scheda di memoria incluse); 476g ca. solo corpo
Il corpo della X-T5 ha dimensioni molto simili a quello della X-T4. Il grip per la mano destra non è molto pronunciato, ma la gomma del rivestimento e l’appoggio sul dorso per il pollice facilitano la presa. Il corpo è maneggevole e la portabilità ottima: si trasporta con facilità e non affatica. I pulsanti sono in posizione comoda e si raggiungono agevolmente anche quando si scatta inquadrando con il mirino elettronico. Considerate le dimensioni ridotte, il rapporto tra portabilità e usabilità è buono.
Uno dei pochi aspetti che semmai continuo a trovare scomodo sulle Fujifilm è la facilità con cui si azionino per errore alcuni comandi. In particolare, la ghiera di comando posteriore posta sulla destra del dorso, in alto, è anche un bottone: premerla per errore mentre si ruota è fin troppo facile. Così come la levetta situata alla base della ghiera per selezionare la sensibilità ISO: l’ho spostata più volte involontariamente, passando dalla modalità di scatto singolo a quella HDR.
L’utilizzo con ottiche corte è sempre ottimo. L’obiettivo zoom 70-300mm invece risulta un po’ meno maneggevole, ma siamo ancora nel range di accettabilità.
Comandi
Quando provai la Fujifilm X-T4 mi innamorai del sistema di ghiere fisiche per controllare i parametri principali di scatto: tempi, diaframmi, sensibilità ISO con l’aggiunta dell’utilissima compensazione dell’esposizione. Inoltre, la forma e le dimensioni del corpo mi fecero provare nuovamente il piacere che mi dava impugnare la mia reflex a pellicola degli anni ’70. Con X-T5 ho avuto la stessa gradevole sensazione.
Fujifilm produce dei corpi macchina che hanno un irresistibile (almeno per me) design rétro, una gioia da vedere, impugnare e utilizzare.
Sulla parte superiore della macchina sono comodamente alloggiate tutte le ghiere e la maggior parte degli obiettivi Fujinon ha il controllo manuale dei diaframmi sul barilotto. Il tasto di scatto presenta ancora la filettatura per gli scatti flessibili manuali (ed economici). È presente anche il connettore sync per il flash.
Non mancano i pulsanti personalizzabili e la loro disposizione sul corpo è ben studiata.
Se da una parte X-T5 strizza l’occhio a un look vintage, non si deve dimenticare che abbiamo a che fare con una fotocamera digitale moderna e performante a cui non mancano i comandi e le gesture che sfruttano lo schermo touch.
Mirino elettronico, Touch screen, LCD
Mirino elettronico e touch screen li ho trovati nella norma, confermo le impressioni che ebbi utilizzando la X-T4.
LCD
Personalmente, preferivo il display completamente articolato della X-T4. Non solo perché utile anche per vloggare o riprendersi, ma soprattutto perché quando si scatta in verticale e si sgancia lateralmente lo schermo (per avere una visione più favorevole da angolazioni basse) con la mano destra si va a coprire parzialmente l’LCD.
Slot di memoria e connessioni
Doppio slot per schede SD, entrambi compatibili con bus UHS-II.
Connessioni
- ingresso il microfono (jack da 3.5mm)
- connettore per il controllo remoto
- uscita micro HDMI
- porta USB-C utilizzabile anche per la ricarica
- connettore Sync per il flash esterno
- Wi-Fi
- Bluetooth
Manca l’uscita per le cuffie ma è incluso un adattatore da USB-C a jack da 3.5mm.
Batteria e ricarica
Non ho motivo di lamentarmi della durata della batteria nell’uso fotografico (non ho provato a riprendere video).
Per la ricarica invece serve un po’ di pazienza: avviene internamente alla fotocamera, tramite la porta USB-C. Vengono forniti un caricabatterie da rete elettrica e il cavo.
Il nuovo processore
Il cuore della Fujifilm X-T5 è completamente rinnovato. Oltre a essere equipaggiata con un nuovo sensore, adotta anche un nuovo processore. X-Processor 5 è il doppio più veloce del precedente X-Processor 4 e anche più efficiente in termini di consumi energetici permettendo di aumentare così l’autonomia di X-T5. Inoltre, rende possibile l’implementazione di nuove funzionalità, alcune delle quali si basano su algoritmi che sfruttano l’intelligenza artificiale. Grazie a questi ultimi, l’autofocus è ora in grado di riconoscere anche mezzi di trasporto, oltre a persone e animali, e viene dichiarato un miglioramento generale in termini di accuratezza. Tra le nuove funzionalità figura anche un bilanciamento del bianco automatico ottimizzato.
Menu
I menu, in linea di massima, non mi sono sembrati diversi da quelli già in uso nelle altre X-T. Come nella X-T4, anche in X-T5 è presente l’apprezzatissima separazione tra foto e video, con tanto di leva – posta in asse con la ghiera dei tempi – per passare da una modalità all’altra. Il menu ha un aspetto diverso a seconda che si entri dopo aver selezionato la modalità foto o quella video.
Le funzionalità della macchina sono molte, ma il menu è ordinato e chiaro. La macchina si imposta abbastanza in fretta.
Stabilizzazione
Il sensore è stabilizzato e la stabilizzazione è efficace. Un sensore da 40Mpx perdona ancora meno di uno da 26 quindi, per scattare a mano libera, questa funzionalità è importante.
Qualità d’immagine e sviluppo dei file RAW
Un nuovo sensore, molto più denso di pixel (40Mpx), con sensibilità ISO base più bassa (125 ISO) rispetto al precedente produce immagini dettagliate. Ma il sensore e le ottiche di qualità sono solamente una parte dei fattori in gioco per arrivare a ottenere buone fotografie.
Fujifilm, sui modelli APS-C attualmente in produzione, monta sensori X-Trans e la scelta del software per sviluppare i file RAW non è indifferente. Tra i produttori di fotocamere, Fuji è l’unica che è andata in questa direzione e – fino a non molti mesi fa – il modo migliore per ottenere il massimo dai file prodotti era impiegare il software proprietario oppure Capture One. Il software proprietario Fujifilm X RAW Studio è gratuito però necessita che la fotocamera sia collegata al computer durante lo sviluppo dei file perché sfrutta la fotocamera stessa come motore per lo sviluppo.
Lasciando da parte Adobe Camera RAW, che – personalmente – non ho trovato una buona soluzione per trattare i file .raf (RAW di Fujifilm) e non avendo la licenza di Capture One, ho lavorato tutti i file con DxO PhotoLab.
PhotoLab
DxO PhotoLab, dalla versione 5 è in grado di sviluppare i RAW di Fuji e, dalla versione 6.4 in poi, può applicare loro anche l’algoritmo per la riduzione del rumore Prime XD. La versione 6.4 è tra l’altro compatibile con i RAW da 40Mpx prodotti dai nuovi sensori installati sulle recenti fotocamere.
Se da una parte Capture One resta il software legato a doppio filo e, probabilmente, con la migliore integrazione nel sistema Fujifilm, PhotoLab – da quando è entrato in gioco l’algoritmo Deep Prime – ha aperto nuove prospettive. A questo proposito faccio una breve digressione sulla questione del rumore digitale.
Rumore digitale su Fujifilm X-T5
Non ho modo di fare una comparazione diretta con Fujifilm X-T4 per capire come si comporti in termini di rumore digitale il nuovo sensore, tecnologicamente migliorato ma anche più denso di pixel. E, non utilizzando i JPEG diretti ho lasciato l’impostazione di fabbrica sui parametri di riduzione che li riguarda. Sui RAW invece ho le idee più chiare: l’accoppiata con PhotoLab mi ha permesso di ottenere scatti a 1600 ISO abbastanza puliti e con un buon dettaglio, caratteristiche che si riescono a mentenere anche fino a 3200 ISO. Si tratta di risultati molto positivi. A 4000 ISO, se la situazione non è critica, si riesce a ottenere un file utilizzabile ma il dettaglio fine ne fa le spese. 6400 ISO li ho trovati (oltre) il limite massimo e non li utilizzerei se non davvero costretto: la riduzione del rumore porta a livellare eccessivamente i dettagli.
Simulazione pellicole
Tratterò in modo molto sintetico questo aspetto: sono consapevole che uno dei punti di forza di Fujifilm è la simulazione pellicole. So che molti utenti scelgono Fujifilm quasi esclusivamente per avere dei JPG diretti con quel look caratteristico. Però, non me ne vogliate, per me le fotocamere sono da sempre delle “macchine da RAW” e, in maniera un po’ integralista, non concepisco altro uso del JPG se non quello di file di sicurezza da scattare insieme al RAW come… paracadute. Quindi passo direttamente oltre.
File RAW
I file RAW sono flessibili e ben lavorabili. La gamma dinamica mi è sembrata estesa, aspetto che gradisco visto che non amo gli HDR. 40Mpxl sono un bel salto nella scala della risoluzione e allargano la platea di coloro che possono essere interessati a una fotocamera come la X-T5. Più pixel lasciano maggiore libertà di crop: per esempio, per un reporter la possibilità di ritagliare l’immagine penalizzando meno dimensioni e dettaglio è importantissima. E non solo per un reporter.
Diffrazione
Più pixel su una superficie della stessa dimensione abbassano, fisiologicamente, il valore del diaframma al quale il fenomeno della diffrazione e i suoi effetti diventano visibili. Anche senza scomodare la teoria, il primo utilizzo pratico mi ha riportato subito nel mondo reale. Ho fatto i primi scatti con il Fujinon 23mm f/2 e a f/11 la perdita di qualità dovuta alla diffrazione era percepibile. Confrontare uno scatto a f/11 con uno a f/5.6 non lascia dubbi. Si tratta di un fattore da tenere presente.
Esperienza d’uso
Fujifilm X-T4 prima e X-T5 poi sono stati i modelli che più mi hanno dato soddisfazione nell’utilizzo in situazioni di scatto non controllate. Non si tratta di nostalgia delle vecchie macchine a pellicola e dei loro comandi ma di un accesso diretto, intuitivo e soprattutto rapido alla gestione dei parametri di scatto.
Non utilizzando regolarmente il sistema Fuji trovo sempre curiosi certi limiti nella personalizzazione che riguardano le funzioni che è possibile assegnare a determinati comandi fisici e menu, ma questa è più che altro una costatazione a margine: ogni sistema ha i suoi pro e contro.
Gli obiettivi dedicati sono dotati di ghiera manuale dei diaframmi. Per chi volesse controllare tutto dalla fotocamera può comunque impostare la ghiera su “A”.
Ho utilizzato X-T5 con il Fujinon XF 23mm f/2 R WR, con il Fujinon XF 35mm f/1.4 R (link affiliazione) e con il Fujinon XF 70-300mm f/4-5.6 R LM OIS WR (link affiliazione).
L’utilizzo con obiettivi prime più compatti è quello che i sembra più in linea con le dimensioni del corpo.
26Mpx credo che siano ancora più che sufficienti per molti utilizzi ma 40 lasciano più libertà per eventuali ritagli o per stampe di grandi dimensioni. Non ho utilizzato l’autofocus continuo, ma solo quello singolo e in modalità punto di messa a fuoco singolo. Per selezionare il soggetto o il punto dove focheggiare ho sfruttato sia la modalità touch sia la selezione tramite il joystick. Dal menu ho scelto la modalità con 425 punti di messa a fuoco per avere maggiore precisione.
Conclusioni
Le fotocamere e i sensori moderni, pur avendo ognuno caratteristiche proprie, producono praticamente tutti immagini di buona qualità. La scelta di un corpo macchina o di un sistema è quindi dettata sì da necessità specifiche, sì dal costo ma anche dal feeling che si crea con gli strumenti.
Il piacere nell’utilizzo, il piacere che dà il design di un oggetto sono caratteristiche – a mio vedere – non secondarie. Soprattutto se non si fotografa per lavoro, ambito in cui i criteri di scelta estetici possono diventare meno importanti, avere tra le mani un oggetto che apprezziamo può fare la differenza: non si tratta “solamente” di estetica.
Fujifilm non è il marchio che utilizzo abitualmente, ma quando ricevo una loro macchina in prova non vedo l’ora di utilizzarla, e non si tratta della novità o del “dover” fare dei test per recensirla, ma anche proprio di tenerla tra le mani, di maneggiarla.
Nota sull’attrezzatura
Ringrazio, come sempre, Fujifilm Italia per la disponibilità nell’inviarmi materiale in prova e per la cortesia nei rapporti. Non ho percepito né denaro né alcun tipo di retribuzione per i contenuti che ho creato. Fujifilm non ha fatto alcun tipo di pressione per orientare l’esito o i contenuti della mia recensione e non ha visionato in anticipo né l’articolo né il video. Tutto ciò che ho pubblicato rispecchia incondizionatamente il mio pensiero.