L’obiettivo Olympus Zuiko 50 mm f/1.8 è stato il primo obiettivo per molti possessori di fotocamere Olympus OM a pellicola. Si tratta di un’ottica fuori produzione ma che, come tutti i 50 mm “di serie”, è facilmente reperibile sull’usato a poche decine di euro.
Le fotocamere mirrorless, grazie al tiraggio corto, permettono di montare quasi tutte le ottiche vintage tramite adattatori.
Vediamo come si comporta lo Zuiko 50 mm f/1.8 montato su una fotocamera mirrorless con sensore Micoro4/3 da 16 Mpx: la Olympus OM-D E-M10 (qui il link alla versione IV).
Caratteristiche dell’Olympus Zuiko 50 mm f/1.8
È stato prodotto dai primi anni ’70 fino agli anni 2000: durante questo periodo lo schema ottico e il coating sono stati aggiornati. La versione più recente prevede uno schema con 6 elementi in 4 gruppi e ha un trattamento multi-coating per ridurre gli artefatti causati dai riflessi. Misura 32×61 mm, pesa 165 g e può montare filtri dal diametro di 49 mm. La messa a fuoco è manuale e la lente frontale non ruota durante la focheggiatura.
Costruzione
È costruito interamente in metallo. La ghiera della messa a fuoco è rivestita con una gomma di ottima qualità con la classica texture Olympus in rilievo. Nonostante gli anni e l’uso quella dell’esemplare in mio possesso è perfetta. Il meccanismo di messa a fuoco è piacevolmente fluido.
Sul barilotto sono riportati la scala delle distanze e i riferimenti relativi alla profondità di campo per i diaframmi da f/4 a f/16. La ghiera dei diaframmi è vicino alla lente fontale.
Il paraluce originale è l’accessorio che ha resistito peggio al passare del tempo: il meccanismo di chiusura si è rotto e la gomma si è indurita. Al suo posto utilizzo quindi un paraluce in gomma a vite.
Qualità d’immagine
Nota: un obiettivo 50 mm, montato su una fotocamera con sensore Micro4/3, “diventa” un 100 mm “equivalente” (come angolo di campo) sul pieno formato (36×24 mm). Si veda più avanti il paragrafo relativo al fattore di crop per una spiegazione più dettagliata.
Ho fotografato la mira ottica in condizioni di luce controllata con tutti gli accorgimenti per evitare mosso e micromosso.
A tutta apertura (f/1.8) si notano aberrazioni cromatiche, morbidezza ai bordi e perdita di contrasto. Quest’ultima però potrebbe essere accentuata dalla luce che rimbalza all’interno dell’adattatore quando l’obiettivo è usato a f/1.8.
A f/2,8 la situazione migliora. A f/4 le aberrazioni cromatiche (AC) diminuiscono ulteriormente e la nitidezza al centro aumenta. f/5.6 è il valore del diaframma con la resa più omogenea centro-bordi e in generale l’apertura che garantisce la migliore resa generale. A partire da f/8 le immagini iniziano ad “ammorbidirsi” e questo comportamento prosegue fino a f/16. A f/16 l’ottica resta in ogni caso utilizzabile.
f/8 e f/11 sono i diaframmi ai quali le AC sono meno evidenti.
La distorsione è praticamente assente.
Gli adattatori
L’adattatore non è altro che un tubo di prolunga che serve a ripristinare il tiraggio del sistema nativo per il quale l’ottica è stata progettata. Esistono adattatori semplici ed economici e adattatori più costosi (Metabones). Se le ottiche vintage che intendete usare non hanno contatti elettronici o automatismi da mantenere non vi servono adattatori sofisticati: l’importante è che gli attacchi siano di buona fattura e la correzione del tiraggio precisa. Per maggiori informazioni leggete questo articolo dedicato.
Crop factor: i tele diventano più tele e i grandangolari meno grandangolari
Le ottiche vintage per il formato 35 mm erano progettate per coprire fotogrammi di 36×24 mm. I sensori delle mirrorless non hanno però tutti la stessa dimensione. Se montiamo queste ottiche su fotocamere mirrorless full frame, come le Sony Alpha della serie 1, 7 e 9, l’angolo di campo coperto rimane lo stesso. Ma se il sensore ha dimensioni inferiori dovremo tenere conto del fattore di crop, che è di 1,5X (o 1,6X) per i sensori APS-C e 2X per il sistema Micro4/3.
In pratica, un 100 mm “equivale” a un 150 mm se montato su una fotocamera con sensore APS-C e a un 200 mm se montato su una Micro4/3. Finché questa equivalenza “potenzia” i teleobiettivi la cosa ci può fare anche piacere. Lo stesso quando trasforma un normale 50 mm in un medio tele da ritratto. Ma i grandangolari perdono la loro efficacia.
Ausili nella messa a fuoco manuale
La maggior parte delle ottiche vintage hanno messa a fuoco manuale. La tecnologia viene però in nostro aiuto: quasi tutte le mirrorless supportano il focus peaking e/o consentono di ingrandire l’area interessata durante la focheggiatura. In questo modo è possibile focheggiare in modo preciso e senza sforzo.
Bisogna però dire che se la fotocamera è montata sul cavalletto queste operazioni sono semplici, nell’utilizzo a mano libera diventano un po’ meno comode, in particolare con l’utilizzo di ottiche tele.
Conclusioni
La resa è molto buona da f/4 in poi e, al pari di altre ottiche vintage molto diffuse, il suo costo è basso.
Fotografare con vecchie ottiche è un’esperienza stimolante che può avere anche risvolti pratici: da una parte permette di acquistare ottiche usate a prezzi irrisori, dall’altra dà la possibilità di riutilizzare ottiche, anche di alto livello, che magari sono stipate da anni in un armadio.