La Sony A7R III è una fotocamera mirrorless con sensore full frame da 42 Mpx e baionetta Sony E (nota anche come Sony NEX). È in produzione dal 2017, io la uso dal 2019 e, secondo rumors e indicazioni non troppo esplicite sui siti ufficiali, potrebbe uscire di produzione. Se così fosse, i modelli ancora sul mercato dopo la dismissione diventerebbero probabilmente disponibili a prezzi interessanti. Ma si tratta di una scelta ancora valida alla fine del 2023? È per rispondere a questa domanda che ho deciso di parlarne proprio adesso.
Chiarimento sull’uscita di produzione
Per quanto abbia cercato non sono riuscito a capire quanto la notizia dell’uscita di produzione della Sony A7R III/IIIA sia attendibile. Quello che ho potuto verificare è che sul sito di Sony Italia non compare più nella lista dei corpi macchina full frame nella sezione prodotti. Però, cercando meglio nel sito si trovano ancora la pagina dedicata e il bottone per l’acquisto (non direttamente dal sito Sony).
Sul sito americano di Sony – invece – le indicazioni sono contrastanti: il modello risulta sia ordinabile e disponibile in un paio di giorni, ma è anche indicato come no longer available (non più disponibile).
La strategia di Sony riguardo alla dismissione dei prodotti è particolare: prima che un prodotto venga dichiarato fuori produzione passano molti anni. Inoltre, un modello resta in produzione anche se sono uscite una o due versioni aggiornate. E non sempre è chiara la sorte di un modello: la A6000, che fonti attendibili indicano come fuori produzione, sul sito ufficiale risulta non esserlo. La A6000 è un modello che non ha trovato una reale sostituzione, ed è tuttora valida, ma sotto il profilo commerciale è molto datata.
Fatta questa precisazione, dismissione imminente o meno, parlare di A7R III ha comunque senso perché, seppur non recente, le nuove versioni della linea R non sono delle vere e proprie sostitute. Parlerò anche di questo nell’articolo.
Perché comprai la Sony A7R III
Dopo una decina d’anni di utilizzo di un corredo reflex Canon digitale, ho lavorato con fotocamere Micro4/3, sistema fotografico che mi ha dato soddisfazioni. Quando però la mia attività principale, dalla documentazione sul campo si è spostata alla fotografia di prodotto in studio, la Panasonic Lumix GH5 che utilizzavo nell’ultimo periodo non era più la scelta migliore.
Cercavo una fotocamera mirrorless full frame, con un sensore dalle elevate prestazioni, in grado di produrre immagini definite e flessibili. Nel 2019 Sony era praticamente una scelta obbligata per avere queste caratteristiche e un sistema ben collaudato. Sony fu la prima a entrare seriamente nel settore mirrorless full frame e la A7R che acquistai era già la terza generazioni di fotocamere con sensori 36×24 mm ad alta risoluzione.
Il parco ottiche professionali non era completo quanto oggi: per avere un buon grandangolare da circa 24mm dovetti acquistare lo Zeiss Batis 25mm f/2. Però, in studio utilizzavo quasi esclusivamente ottiche macro tra i 90 e i 120mm e il Sony 90mm f/2.8 Macro già esisteva.
Approfittai di un’offerta trade in e iniziai la mia avventura con Sony, marchio che sto utilizzando ancora.
Sony A7R III Vs. Sony A7R IIIA
Nel 2021, con una mossa inaspettata, Sony aggiornò la A7R III (e la A7R IV) con la versione A7R IIIA (e A7R IVA). La cosa lasciò spiazzati perché l’unica reale differenza riguardava lo schermo posteriore che passava da 1.44 milioni di punti a 2.36. Venne aggiornata anche la versione della porta USB-C, ma niente di più. È vero che lo schermo era un punto debole della macchina, ci torneremo più avanti, ma per il resto sono fotocamere identiche. Siccome la versione A ha sostituito la precedente, sul mercato del nuovo troverete la versione aggiornata. A livello estetico, l’unica differenza che rende distinguibili i due modelli è la scomparsa della scritta Sony sulla cornice dello schermo posteriore della 7R IIIA.
Panoramica generale (pregi e difetti)
Un sensore con molti pixel
Sensori da 40, 50 o 60 Mpx non sono più insoliti nel panorama mirrorless. Li troviamo praticamente su corpi mirrorless di tutti i marchi. Solamente nel catalogo Sony, al momento ci sono altri quattro corpi macchina con sensori tra i 50 e i 60 Mpx: la A7R IV, la A7R V, la A7C R e l’Alpha 1.
Un sensore denso ha vantaggi e svantaggi. Da una parte abbiamo margini di ritaglio più ampi e la possibilità di realizzare stampe di maggiori dimensioni con minore ingrandimento. Dall’altra i file sono più pesanti e necessitano di computer più potenti per l’elaborazione e occupano più spazio negli archivi digitali. Inoltre, le performance di questi sensori, di solito, sono leggermente meno brillanti sul fronte del rumore digitale e su misure ad esso collegate rispetto a modelli simili meno densi di pixel. Ultimo ma non secondario, il costo più elevato che hanno generalmente i modelli di fotocamera che rientrano nella categoria “big megapixel”.
Modalità APS-C
La Sony A7R III in modalità APS-C genera file da 18 Mpx (le versioni con sensore da 61 Mpx file da 26). 18 Mpx è una dimensione ancora sufficientemente attuale se si vogliono impiegare obiettivi con copertura del formato più piccolo. Questa caratteristica per me è utile per testare obiettivi per APS-C.
Possibilità di crop
Va da sé che con più pixel a disposizione c’è più margine per ritagliare le immagini senza ritrovarsi con file di dimensioni troppo piccole.
Dimensione dei file
Da una parte file con un’elevata risoluzione garantiscono libertà di postproduzione, ritaglio e stampa ma la loro gestione non è da prendere sottogamba. In riferimento alla A7R III. Se imposto il formato RAW compresso (nonostante sia una compressione con perdita dato che la 7R III non ha altro tipo di compressione), il peggioramento è infinitesimale, difficile da distinguere da un RAW non compresso.
Un RAW compresso pesa 41,2 MB. Un RAW non compresso pesa il doppio e la differenza di qualità, con la fotocamera impostata su scatto singolo, non ne giustifica praticamente mai l’uso.
Poi, una volta sviluppati e aperti i file in Photoshop alla massima risoluzione, salvandoli come TIFF o .psd a 16bit abbiamo file da 240 MB (!). E questo senza aggiungere alcun livello di regolazione. Quando lavoro con file con molti livelli superare i 4GB per singolo file non è raro e questo si traduce nella necessità di avere elaboratori potenti. Non solo, se voglio mantenere i file completamente modificabili, salvando quindi i livelli separati, lo spazio necessario per l’archiviazione non è più trascurabile.
Questo è uno dei motivi per cui considero la A7R III con il suo sensore da 42 Mpx un modello che non è di fatto sostituito dalle nuove versioni della linea R che di megapixel ne hanno 61. Nonostante la versione IV abbia tutta una serie di migliorie, anche a livello ergonomico, e la V abbia fatto il balzo in avanti più significativo rispetto alle precedenti R (ma non solo R), non so se farei un cambio tanto a cuor leggero.
Gamma dinamica
La gamma dinamica è estesa e soprattutto il recupero nelle ombre notevole. Nelle alte luci tutte le digitali fanno più fatica: nello specifico non parlo tanto di luci bruciate ma di dettaglio utile recuperabile. In ogni caso, la A7R III si comporta egregiamente.
Rumore digitale
Sviluppo i file RAW con i software della DxO e gli algoritmi per la riduzione del rumore permettono una certa tranquillità nell’alzare gli ISO. Detto questo, è sempre un sensore con cui preferisco non salire oltre gli 800 ISO. Si può utilizzare anche a 6400 con una buona gestione del rumore ma dipende dal genere che si pratica perché lavorabilità dei file e gamma dinamica diminuiscono.
In studio o fotografando scene statiche su cavalletto gli ISO non sono un pensiero, imposto quasi sempre gli ISO nativi più bassi (100 ISO). Se fate fotografia con soggetti in movimento, o in luce scarsa, invece qualche considerazione va fatta. Un sensore molto risoluto perdona meno i difetti e il micromosso quindi, nonostante la stabilizzazione, se dovete alzare gli ISO per sopperire a tempi troppo lenti considerate che in postproduzione dovrete farci i conti.
Di seguito: l’immagine a sinistra è lo scatto senza riduzione del rumore, a destra con riduzione del rumore con l’algoritmo DxO Deep Prime XD. L’algoritmo è applicato in fase di sviluppo del RAW con DxO PhotoLab 7. Il valore applicato è quello di default.
Il più “grande” difetto della Sony A7R III
Il punto di messa a fuoco di colore grigio è poco visibile. Potrebbe sembrare un problema da poco, ma se fotografate soggetti di colori neutri, in ambienti non molto illuminati ma anche con forti controluce vi confronterete con l’impossibilità di mettere in evidenza il punto di messa a fuoco. Il che può essere fastidioso. Su altri modelli Sony l’inconveniente è stato risolto con un aggiornamento firmware. Nella Sony A7C, per esempio, si può impostare il bordo di colore rosso. La cosa che lascia perplessi è che se si sposta il punto di messa a fuoco spot trascinandolo sul touch screen esso diventa di colore arancione. Perché allora non dare la possibilità di evidenziarlo dello stesso colore sempre?
Fotografando alcuni soggetti devo spostare a caso il quadrato dello spot di messa a fuoco con il joystick e premere il tasto per attivare l’autofocus in modo che, se il punto si trova su una zona con qualche dettaglio, agganci il soggetto diventando di colore verde. Individuarlo non vuole certo dire averlo nella zona giusta, dopo magari va spostato… Vi assicuro che non è una soluzione pratica, soprattutto se dovete passare molte ore consecutive a scattare. Il problema non riguarda solamente gli scatti in modalità AF, ma anche quelli in manuale perché il punto di fuoco indica anche in quale posizione l’assistente di messa a fuoco dovrà ingrandire l’immagine.
Risoluzione dello schermo posteriore
I modelli più datati di Sony, APS-C o FF che fossero, non erano famosi per la risoluzione degli schermi posteriori (e quello della A7R III non è uno dei peggiori). Per valutare uno scatto o per mettere a fuoco in manuale con precisione non sono il meglio che si può trovare sul mercato. Rispetto ad altri modelli dello stesso periodo (la A7 III ha uno schermo da meno di un milioni di punti) quello della A7R III è superiore, alla fine sufficiente, ma non mi sbilancerei oltre.
Questo difetto però dovrebbe essere corretto nella versione aggiornata, la A7R IIIA, che però non ho mai avuto modo di provare.
Mirino elettronico
Il mirino elettronico (EVF) è un altro dei punti di forza. La risoluzione da 3,68 milioni di punti supera ancora quella di alcuni modelli appena usciti. La linea R di Sony ha ricevuto sempre maggiori attenzioni sotto certi aspetti. Attenzioni che si pagano, ma si tratta anche di una linea per utenti più esigenti.
Velocità operativa
La lentezza operativa contraddistingueva le big megapixel di Sony delle prime generazioni. In confronto al modello precedente la A7R III aveva già ricevuto un potenziamento. Questo non significa che sia un fulmine ma nemmeno lentissima sia a livello operativo sia di revisione dei file. Rispetto a fotocamere di fascia medio-alta che ho provato recentemente la differenza si percepisce in modo chiaro, ma come macchina per lavorare senza fretta non è tremenda come la A7R II.
Menu
Sony è stata criticata per anni per i propri menu. Non solo criticata, si sente spesso indicare i menu di Sony come quanto di peggio ci possa essere. Sarà che li uso da tempo e sebbene sia concorde che fossero migliorabili, alla fine il disprezzo nei loro confronti penso sia eccessivo.
Nella A7R III era già presente un restyling dei vecchi menu, l’uso di codici cromatici e un layout rinnovato aveva già migliorato la situazione. Senza dimenticare mai che tutte le fotocamere che hanno molte funzionalità avranno menu complessi in modo proporzionale alla loro gestione e personalizzazione.
Le fotocamere Sony più recenti beneficiano di un nuovo sistema di menu che però non può essere implementato sui vecchi modelli quindi nemmeno sulla A7 R III. Ho ricevuto commenti di utenti che non comprerebbero una Sony a causa del sistema dei menu e accetto questo punto di vista. Personalmente però penso che ci si possa abituare/convivere.
Durata delle batterie
La A7R III impiega le batterie più recenti e performanti (NP-FZ100), ormai lo standard dei nuovi corpi macchina. Utilizzo batterie originali Sony perché, dopo uno degli aggiornamenti firmware, non tutti i modelli di terze parti sono supportati. Ma ho fatto questa scelta anche perché l’autonomia in uso fotografico è elevata e con una batteria concludo anche le sessioni di lavoro più lunghe. Per sicurezza porto sempre una batteria carica di scorta ma è raro che la utilizzi.
Tra l’altro, la Sony A7R III era uno dei pochi modelli con caricabatterie esterno fornito a corredo: mentre una batteria è in carica si può continuare a utilizzare la macchina. E questo senza spese aggiuntive.
Doppio slot di memoria
Come la maggior parte delle fotocamere di fascia medio-alta ha due slot di memoria, ma solo uno dei due (slot 1) può sfruttare le schede SD con bus UHS-II. Non uso il secondo slot, quindi per me non è stato un problema che il secondo fosse più lento. In ogni caso è presente.
Sensore stabilizzato
La stabilizzazione interna è sicuramente un valore aggiunto, in particolare per l’uso fotografico. Gli stabilizzatori Sony di sei anni fa non erano performanti come quelli recenti ma apprezzo che ci sia soprattutto per quando adatto ottiche manuali prive di elettronica.
Video
Al momento dell’uscita le caratteristiche erano in linea con quelle di altre fotocamere Sony, ma oggi non è il miglior strumento da scegliere se il video è per voi un aspetto importante. Senza entrare troppo in dettagli tecnici, sintetizzo dicendo che per ottenere la qualità migliore bisogna riprendere in modalità super 35 (simile all’APS-C, crop 1,5x ca.). In questo modo la fotocamera riprende in 5K (oversampling) per poi scalare il file in 4K (UHD). La ripresa in modalità full frame funziona comunque correttamente e sfrutta l’intero sensore (nessun crop ma la qualità è leggermente inferiore rispetto alla modalità super 35).
Anche l’autofocus continuo non è raffinato come quello dei modelli successivi. Per esempio, non ha il tracking sull’occhio in tempo reale, anche se riesce ad agganciare il volto. Sony ha sempre puntato molto sulla messa a fuoco automatica ed è uno dei marchi di spicco da questo punto di vista, di conseguenza anche l’evoluzione negli anni è stata notevole. Un modello di 6 anni fa di certo è meno competitivo in termini di AF rispetto a quelli più recenti.
Registra anche in 4K con il classico limite degli 8bit che ha contraddistinto a lungo le fotocamere Sony, motivo per cui riprendere in log (S-Log 2 e 3), seppur possibile, non dà risultati esaltanti.
Detto questo, l’ho usata come seconda (e a volte anche come prima) camera per riprese per piattaforme web, e non ho mai sentito particolari mancanze, però ormai c’è di meglio.
Conclusioni
Da quando uso Sony ho cambiato più di una volta il secondo corpo macchina ma la A7R III è rimasta sempre la fotocamera principale per uso fotografico. Apprezzo i file che produce e il dettaglio che restituisce (in accoppiata con ottiche di qualità). Anche adesso che ho sostituito la A7C con una A7 IV, ho usato quest’ultima esclusivamente per riprese video. Questo per dire che la “vecchia” R III ancora soddisfa le mie esigenze.
Il sensore full frame mi permette di adattare ottiche vintage senza crop. L’ergonomia del corpo, un buon compromesso fra portabilità e usabilità, e la quantità di tasti personalizzabili ne fanno uno strumento pratico e completo. Tutti i comandi sono raggiungibili ma non troppo ravvicinati e sono in numero sufficiente per poter accedere alle funzioni che uso principalmente senza dover entrare nei menu. Apprezzo molto la presenza del pratico joystick posteriore.
Nello zaino occupa un po’ di spazio in più rispetto a una a6400 o a una A7C, le dimensioni restano comunque contenute rispetto ad altri corpi macchina, anche rispetto alle Sony più recenti. La stessa A7 IV ha un grip più pronunciato e dimensioni leggermente superiori.
I file RAW prodotti sono un piacere da lavorare, dettagliati e con gamma dinamica estesa.
A chi consiglio la Sony A7R III
Certamente, a sei anni di distanza dalla sua apparizione sul mercato l’evoluzione tecnologica è stata inarrestabile e per certi aspetti sorprendente. Sebbene per molti generi sia ancora un corpo macchina validissimo, sotto alcuni aspetti la differenza con i modelli più recenti si vede.
È tuttora un modello ottimo per fotografia di paesaggio, in studio o ritratto in posa. In riferimento al ritratto: in modalità autofocus singolo è disponibile la funzione di riconoscimento dell’occhio del soggetto e funziona bene.
Per la fotografia d’azione e, in generale, per generi in cui tracking e accuratezza dell’autofocus continuo diventano fondamentali ci sono modelli più evoluti e affidabili (costanti). Per un uso amatoriale oppure occasionale è comunque utilizzabile anche per fotografia d’azione.
Lo stesso discorso vale per l’uso video: era valida al tempo dell’uscita, anche considerando che non si trattava di una macchina pensata principalmente per la ripresa video, ma oggi si può avere qualcosa di più aggiornato spendendo cifre simili o inferiori.
Prezzo e confronto con le nuove versioni
Considerato quanto detto in apertura, è il momento per tenere d’occhio l’andamento del prezzo della Sony A7R III (link Amazon). Da un punto di vista di qualità e flessibilità dei file d’immagine è una fotocamera che ha veramente ancora tanto da dire.
Le versioni IV e, soprattutto, V presentano certamente delle novità. Non dico in assoluto di non guardare a questi modelli ma di considerare che la R III offre caratteristiche di tutto rispetto, adatte a molti generi fotografici, file meno impegnativi in termini di elaborazione e archiviazione e, cosa che non guasta, un prezzo decisamente più contenuto.
2 risposte
Ottimo articolo. Grazie
🙂